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Santa Croce

Spello, frazione Limiti, via Limiti 31

29/03/2012
Per la cura pastorale delle aree rurali tra Foligno e Assisi, nel 1957 viene eretta dal vescovo di Foligno, mons. Siro Silvestri, la parrocchia di Santa Croce a Limiti, frazione nella pianura tra Spello e Cannara. Il terreno viene acquistato dalla Confraternita del Crocifisso, da cui derivano la denominazione della parrocchia e la dedicazione della futura chiesa; importante anche il nesso con l'abbazia medievale di Santa Croce a Sassovivo, a pochi chilometri da Foligno.
 
Primo parroco di Limiti è don Venanzo Peppoloni (1960-1969), che nel 1962 intraprende il percorso di progettazione e costruzione del centro parrocchiale. L'incarico viene dato a Franco Antonelli, giovane architetto folignate, ritornato a operare nei suoi territori di origine dopo la formazione universitaria e l'avvio alla professione a Roma; il cantiere viene tuttavia presto sospeso per mancanza di risorse economiche.
Dal 1969 cominciano ad operare presso la frazione i "Piccoli fratelli della Comunità Jesus Caritas", fondata da Gian Carlo Sibilia e Piero Saffirio; tale esperienza, ai suoi inizi (1967), fa parte della famiglia spirituale che si ispira al messaggio del beato Charles De Foucauld (1858-1916), sottolineando tuttavia un aspetto pastorale specifico: "incarnare il messaggio di fraternità nella realtà ecclesiale locale, in una istituzione tradizionale come la parrocchia, in mezzo alla gente del posto con la quale si va a vivere e condividere" (Giuliano Pergolesi), associando così l'esperienza monastica con la vita pastorale parrocchiale.
Il 25 ottobre 1970 Gian Carlo Sibilia viene ordinato presbitero da mons. Siro Silvestri, nella chiesa che è ancora un cantiere. La parrocchia, affidata alla cura del prete novello, diventa sede della fraternità religiosa, che condivide quotidianamente l'esperienza del lavoro dei campi e la vita dei suoi fedeli.
La "costruzione" della comunità accompagna la ripresa della costruzione del complesso parrocchiale: Franco Antonelli, che nel frattempo aveva continuato a dimostrare una particolare sensibilità professionale verso la vita ecclesiale e liturgica, viene nuovamente coinvolto nell'attività edilizia, seppur ridimensionata rispetto al progetto iniziale. Il cantiere si avvale di un contributo governativo nella forma dei "cantieri scuola" e, soprattutto, è animato dall'azione di tanti volontari, sia locali, sia provenienti da varie realtà ecclesiali italiane. La chiesa viene consacrata dal vescovo mons. Giovanni Benedetti il 26 marzo 1982.
 
29/03/2012
La pianura ai piedi di Spello, solcata dai fiumi Topino e Clitunno, è un'area rurale  coltivata da aziende prevalentemente familiari, insediate in piccoli nuclei e borgate. Negli anni Cinquanta, al momento della fondazione della parrocchia, la popolazione conduceva una vita ancora molto isolata ed essenziale, legata al ritmo del lavoro manuale nei campi, con dinamiche di spopolamento e di abbandono dell'attività agricola e degli insediamenti tradizionali. Il complesso parrocchiale si proponeva quindi di essere non solo centro pastorale, ma anche luogo di promozione umana e di formazione: l'affidamento della parrocchia alla comunità religiosa dei piccoli fratelli di Jesus Caritas sottolinea tale opzione pastorale e culturale, segnando anche le scelte architettoniche relative alla chiesa e agli edifici comunitari annessi. Per valutare la vivacità del contesto ecclesiale, si deve anche considerare che a Spello opera negli stessi anni un altro ramo della famiglia spirituale di Charles de Foucauld, ossia i "Piccoli fratelli del Vangelo" insediati nel convento di San Girolamo, presso cui dal 1965 si stabilisce fratel Carlo Carretto (1910-1988), ritornato dopo 10 anni dal deserto del Sahara.
 
Il progetto iniziale del complesso parrocchiale di Limiti (1962-1963) viene redatto da Franco Antonelli durante i primi mesi di celebrazione del Concilio Vaticano II, recependone fin da subito la profondità del messaggio pastorale e la radicalità del rinnovamento spirituale, forse inizialmente non ben compresi nella loro manifestazione architettonica in un contesto rurale sostanzialmente tradizionale. Negli anni immediatamente successivi, Antonelli si affermerà come uno degli interpreti più attenti e preparati del rinnovamento post-conciliare, aggiudicandosi il concorso nazionale di Ascoli Piceno (1966, per la progettazione di uno "Spazio architettonico per l'assemblea liturgica", con la consulenza di don Ernesto Balducci) e il primo grado di quello di Cattolica (1967, per una "Chiesa ecumenica").
Al momento della ripresa del cantiere, passato alla committenza della comunità religiosa, Antonelli ha in cantiere diversi altri edifici ecclesiastici nel territorio folignate, in cui lascerà un segno permanente per la vita ecclesiale e per la cultura architettonica. Egli è dunque un interlocutore preparato e autorevole, ma è anche autonomo nel formulare le proprie interpretazioni del messaggio conciliare, nella consapevolezza del ruolo dei cristiani laici nella vita della Chiesa: secondo le parole del priore della comunità, un "uomo ed artista del Concilio Vaticano II" (Gian Carlo Sibilia 1996, p. 20).
 
29/03/2012
L'impianto "a ventaglio" dell'assemblea, focalizzata sull'altare, modella l'architettura e la struttura della chiesa, con una soluzione  che nei primi anni Sessanta è pionieristica, e che solo nel post-concilio si affermerà come "tipo" edilizio. I fedeli sono raccolti sotto un'unica ampia falda triangolare, innalzata verso il presbiterio e adagiata, "radicata alla terra" (Vindigni 1972), sul lungo muro posto alle spalle dell'assemblea. Gli schemi avvolgenti presentati nei due concorsi (di Ascoli e Cattolica) sono qui semplificati, grazie a un impianto di grande essenzialità e chiarezza.
 
Il fuoco del triangolo è costituito dall'altare, posto al centro della pedana presbiteriale, su cui è sospesa la croce gloriosa. A sinistra, verso la parete "luminosa", è collocato l'ambone. Entrambi i fuochi liturgici, pur rispettando la logica progettuale dell'edificio, non sono stati realizzati secondo il disegno originario: l'ambone avrebbe dovuto protendersi verso l'assemblea su una pedana a cuneo, quasi a materializzare la "spada" della Parola di Dio (Eb 4, 12), mentre l'altare era ideato come giustapposizione di due conchiglie in calcestruzzo. Per altare e ambone sono ora utilizzati allestimenti permanenti in legno, che traducono in forme stabili e sobrie la mensa eucaristica e il luogo dell'annuncio. La sede del celebrante e le panche per i ministranti seguono il profilo triangolare della chiesa.
Lo spazio dell'assemblea eucaristica è pensato come punto di arrivo di un percorso iniziatico: dal portale di ingresso principale si accede infatti al battistero – articolato in uno spazio autonomo ben riconoscibile esternamente  come unico elemento di rilievo della bassa facciata –, da cui muove un itinerario lineare, una sorta di nartece, ora commentato dalla via Crucis , che conduce al luogo del perdono  e – infine, con una svolta ad angolo retto – all'aula. Il tema liturgico del percorso iniziatico è, evidentemente, l'ingresso nella comunità attraverso un percorso di riconciliazione, che si attua nel battesimo e si rinnova con la confessione.
La custodia eucaristica è ospitata nella cappella feriale, realizzata sul fianco destro dell'aula con una forma ellittica a due fuochi: uno per la mensa d'altare, accanto a cui si colloca il tabernacolo, uno per la Parola. La cappella funge quindi da spazio sia di celebrazione, sia di adorazione eucaristica, sia di meditazione sulle Scritture.
L'essenzialità del programma liturgico si traduce nell'essenzialità delle strutture architettoniche: l'ampia falda triangolare che copre l'assemblea è retta da un sistema di travi in calcestruzzo armato, che si poggiano sul muro del nartece e si innalzano verso il diedro del presbiterio, consentendo alla luce naturale di entrare abbondante tra gli appoggi delle travi, sottolineando la trama strutturale e il suo elevarsi.
 
29/03/2012
Le intuizioni iniziali si sono attuate con tempi lunghi, accompagnando il cammino della comunità.
 
L'elemento iconografico centrale della chiesa è la croce gloriosa, sospesa sopra l'altare, che richiama anche la dedicazione della parrocchia. La croce è realizzata in rame sbalzato da Nicola Sebastio (1914-2005), uno degli artisti più impegnati nell'arte cristiana a livello nazionale (UCAI, Unione Cattolica Artisti Italiani) e internazionale (SIAC, Société Internazionale des Artistes Chrétiens). La croce gloriosa è l'iconografia che, nella storia del cristianesimo, ha raffigurato la vittoria di Cristo sulla morte, segno di trionfo e di redenzione universale; nel caso di Spello, al centro della croce campeggia un Cristo risorto che abbraccia l'umanità salvata; i quattro bracci presentano le fioriture di grano, vite e olivo; ai piedi della croce sono raffigurati i santi la cui spiritualità ha segnato Spello, nella storia e oggi, ossia san Francesco e Charles de Foucauld (beatificato nel 2005); nel braccio superiore anche l'effige del beato papa Giovanni XXIII, promotore del Concilio Vaticano II.
Per quanto riguarda i poli liturgici, l'altare è segnato dal monogramma del cuore con la croce, emblema della famiglia spirituale di Charles de Foucauld, mentre l'ambone è figurato con un intaglio con l'annuncio della Resurrezione, portato dall'angelo alle donne presso il sepolcro.
La statua mariana è la prima immagine attorno a cui si è raccolta la comunità della frazione rurale negli anni Cinquanta, ed è ora collocata a fianco della porta di ingresso dell'aula .
In tempi recenti, il percorso iniziatico di battistero e nartece ha trovato il proprio completamento iconografico con le ceramiche di Sergio Bazzarin (2009-2010): il battesimo di Gesù, a dimensione quasi naturale, è stato posto sopra la vasca battesimale, e le formelle della via Crucis accompagnano la parete del nartece, fino all'incontro con il luogo della confessione e all'ingresso nell'aula [16].
 
29/03/2012
L'illuminazione naturale è l'elemento fondamentale dell'architettura della chiesa: le travi della copertura convogliano dal basso la luce, che penetra nell'aula grazie alla lunga apertura continua orizzontale che segna la parete verso il sagrato. La modellazione del muro laterale consente invece modulazioni e variazioni della luce , che rendono riconoscibile la parete orientale e che aggettivano con luminosità propria l'ambone, la sede del presidente, lo spazio dell'organo e della schola. Il battistero, con il suo spazio cuneiforme proteso verso l'esterno, ha fonti di luce radente, specificamente studiate per dare risalto all'acqua e – ora – alle sculture ceramiche.
 
La semplicità dei materiali costituisce un fattore decisivo per il clima di domesticità e di sobrietà, giocando sull'accostamento tra le superfici intonacate chiare e la pavimentazione in cotto (recentemente rinnovata): "I materiali sono poveri, ma diventano eloquenti e ricchi attraverso la plastica delle forme, la scansione delle membrature, la serialità di alcuni elementi in contrasto con l'unicità dei fatti predominanti" (Sergio Lenci, 1996, p. 10). In Santa Croce "malgrado un bilancio economico modestissimo, tutto si affida alla nettezza delle inclinate, ai tagli accurati e alla luce" (Renato Pedio 1985, p. 845).
 
29/03/2012
La vita della parrocchia e l'attività della comunità religiosa hanno costituito, nei decenni, un intreccio di relazioni e di iniziative che hanno trovato spazi accoglienti nell'architettura del complesso. Il cuore dell'insieme è il sagrato, aperto verso l'asse viario principale della frazione, attorno a cui si raccolgono la chiesa, il salone parrocchiale, la casa di abitazione della comunità e le opere pastorali [26]. La "dimensione umana" del contesto e del crocicchio di campagna viene prolungata nel cuore del complesso parrocchiale, che non isola la chiesa, ma la integra in una trama di relazioni (Vindigni 1973).
 
Lo snodo centrale del sagrato è il luogo dell'incontro, della "gratuità" (secondo le parole del progettista), ossia un pergolato che accoglie e ripara la circolazione tra i diversi spazi, e che crea luoghi di incontro più intimi e protetti, luogo riconoscibile fin dalle fasi iniziali del cantiere; presso il pergolato è anche sistemato uno spazio dedicato al padre spirituale di riferimento per la comunità, il beato Charles de Foucauld .
Alle travi sporgenti verso il sagrato sono appese le campane, richiamo per la popolazione circostante [30, 1]. Il progetto iniziale prevedeva anche un patio interno alle opere pastorali, che tuttavia è stato coperto per ricavare uno spazio più ampio a uso di sacrestia e sala riunioni.
In sintesi, il progetto non segue solo, in modo scrupoloso, le indicazioni liturgiche e funzionali del Magistero, ma propone un'interpretazione complessiva del rapporto tra la persona, la comunità e lo spazio: nelle parole del progettista, la modernità della struttura, non gratuita, tenta di offrire uno spazio sacro che propone "non un'architettura a misura d'uomo – ed in particolare dell'uomo di oggi che, perduto l'ordine dei valori, ha perduto anche il centro di riferimento –, né un'architettura vagamente sociologica, ma un'architettura strumento per l'uomo per trovare la sua misura in Dio, anche attraverso i contenuti della nuova costituzione liturgica" (citato in Ricordo, 1993, p. 409).
 
29/03/2012
Il rispetto per il contesto rurale, per le linee del paesaggio e per i materiali tradizionali – carattere saliente della cultura architettonica di Antonelli – si declina dunque con le specificità dei luoghi liturgici e con le esigenze della vita comunitaria: la fedeltà alla propria terra e la fedeltà alla liturgia sono vissuti come elementi concorrenti alla definizione di un'architettura in armonia con il contesto. Antonelli, peraltro, conosce il territorio di Spello in modo non superficiale né ingenuo, avendo redatto per il comune sia il primo piano di fabbricazione, sia il piano particolareggiato per il centro storico (con Sergio Lenci).
 
L'intero complesso assume una conformazione orizzontale, semplice ma non mimetica, con spazi ritagliati da pareti intonacate e dalla vegetazione ; gli unici elementi emergenti spazialmente sono quelli relativi agli spazi liturgici: l'innalzarsi della falda verso l'altare e il protendersi del battistero nel sagrato .
 
 
29/03/2012
Come sopra accennato, le intuizioni e le indicazioni iniziali del progettista hanno consentito ai committenti di far crescere la comunità in spazi adeguati, giocati sulla dialettica tra elementi saldi, invariati (quali l'impianto a ventaglio dell'assemblea e la centralità dell'altare), e la possibilità di crescita e di adattamento alle esigenze celebrative e pastorali (modellazione della cappella eucaristica, completamento del programma iconografico, trasformazioni degli spazi annessi).
 
Negli ultimi anni, hanno trovato piena realizzazione sia il battistero (completato dal gruppo ceramico del battesimo di Cristo, nel 2010), sia la via crucis nel nartece (2009), opere di Sergio Bazzarin. Nel settembre 2011 è stato inaugurato il nuovo organo.
 
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