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 Home page - Una chiesa al mese - Diocesi di Bolzano-Bressanone, chiesa di S. Antonio Abate e S. Nicolò a Laives / Kirche zu den hll. Antonius Abt und Nikolaus - Scheda completa 

S. Antonio Abate e S. Nicolò/Pfarrei zu den hll. Antonius Abt und Nikolaus

Laives / Leifers (Bz)

03/10/2013
Il borgo di Laives nel corso degli ultimi decenni si è trasformato in un’area residenziale e produttiva strettamente connessa con la conurbazione di Bolzano, fino a diventare – per peso demografico – la quarta città altoatesina. La crescita di popolazione e di attività ha richiesto di ripensare gli spazi della chiesa parrocchiale, oggetto nel corso dei secoli già di ripetuti interventi di ampliamento e di adeguamento. Dopo aver anche preso in considerazione l’ipotesi di una nuova chiesa per la comunità di lingua italiana in un diverso sito, la parrocchia ha preferito proseguire la storia costruttiva della sua chiesa storica, prevedendo un progetto di ampliamento nel ritaglio di lotto compreso tra l’edificio preesistente, il cimitero e il sagrato. L’operazione è stata gestita dal Comitato per la nuova chiesa / Kirchbaukomitee, in sintonia con il parroco don Hermann Senoner e con il Consiglio Pastorale Parrocchiale. La scelta dei progettisti è stata attuata nel quadro del concorso di idee bandito dall’Amministrazione comunale per la progettazione architettonica e urbanistica del Nucleo Centrale di Laives: tra i 3 progetti ammessi in finale, quello di Thomas Höller e Georg Klotzner è stato selezionato per la parte relativa alla chiesa, a fianco della quale sorge il nuovo municipio. Il cantiere si sviluppa tra il maggio del 2000 e il dicembre del 2003, concludendosi con la dedicazione della nuova aula il 17 ottobre 2004, presieduta da mons. Wilhelm Egger, vescovo di Bolzano-Bressanone dal 1986 al 2008.
03/10/2013
La chiesa parrocchiale di Laives presenta un palinsesto di testimonianze architettoniche sostanzialmente millenario, che racconta la storia di un edificio che è “cresciuto” con la sua comunità; anche l’intervento recente della nuova aula prosegue tale logica di crescita integrata. Se il campanile romanico (attribuito al XIII secolo) pare il documento più remoto, gli scavi archeologici recenti hanno individuato due perimetri absidali arcuati, che testimoniano un primo remoto processo di ampliamento, di cui mancano tuttavia riscontri documentari. Nel 1509 è segnalata una ristrutturazione dell’edificio, che può essere riconosciuta nel corpo absidale gotico tuttora esistente, mentre un ulteriore ampliamento longitudinale della navata viene attuato nel 1650. Oltre all’acquisizione di un ruolo pastorale più autonomo conseguente alla crescita demografica (Curazia indipendente dal 1711), la chiesa di Laives assume rilevanza regionale con il trasferimento della statua della Madonna Addolorata del santuario di Pietralba (soppresso dall’imperatore Giuseppe II): dal 1791 la funzione santuariale si sovrappone a quella parrocchiale, richiedendo specifiche attenzioni architettoniche e artistiche.
A metà Ottocento si rende quindi necessario operare un drastico ampliamento dell’edificio: tra il 1852 e il 1856 viene demolita la facciata secentesca, e la navata gotica diventa l’abside di un nuovo organismo longitudinale, realizzato con caratteri neo-gotici. La chiesa è consacrata il 29 settembre 1856 dal vescovo di Trento, beato Giovanni Nepomuceno De Tschiderer (1777-1860), le cui reliquie sono ora deposte nell’altare della nuova aula liturgica.
La chiesa è ufficialmente eretta nel 1954 in parrocchia dell’arcidiocesi di Trento, con attività pastorali sia per la comunità tedesca, sia per la comunità italiana. Dal 1993 Laives è centro di un Decanato della diocesi di Bolzano-Bressanone, istituita nel 1964 come estensione della storica diocesi di Bressanone, accorpando i territori altoatesini già dell’arcidiocesi di Trento.
L’esigenza di un ampliamento della chiesa si manifesta durante l’episcopato di mons. Joseph Gargitter, primo vescovo della nuova diocesi, ma i progetti degli anni Settanta non arrivano a esiti concreti, avendo previsto un ampliamento della navata non compatibile con la conservazione della chiesa storica.
L’idea vincitrice del concorso del 1994 propone un approccio che prosegue la logica della “crescita”, senza compromettere la “memoria” del luogo: il nuovo sviluppo avviene infatti su un asse ribaltato di 90° rispetto alla navata storica , che viene conservata e rifunzionalizzata per alcune delle attività liturgiche della parrocchia/santuario. L’abside gotica diventa cappella eucaristica e cappella feriale, ma ospita anche l’immagine mariana della Pietà di Pietralba. La navata neo-gotica conserva la funzione di cappella penitenziale (con i confessionali storici , ma è in previsione un nuovo spazio per la confessione) e di spazio battesimale (non ancora realizzato in modo permanente), oltre che di ampio nartece e di spazio di accoglienza dei fedeli. La nuova aula liturgica è connessa all’organismo preesistente mediante l’apertura di tre varchi  nella parete settentrionale della chiesa storica (la centrale era già porta di ingresso laterale nord , le due cappelle laterali erano destinate ad altri due confessionali), ed è quindi direzionata longitudinalmente sulla porta laterale storica sud, che assume un nuovo ruolo di ingresso principale.
Il linguaggio architettonico e artistico della nuova aula è radicalmente alternativo alla chiesa storica: Höller & Klotzner perseguono infatti un metodo progettuale lontano dal mimetismo stilistico, e prevedono il volume di una tenda, rivestito da un guscio esterno metallico e da una fodera interna completamente lignea. L’aula liturgica è sostanzialmente aniconica – ad eccezione della croce gloriosa sospesa sulla mensa – e monomaterica, lasciando il mondo dell’immagine policroma confinato all’interno dello spazio storico rifunzionalizzato. La saldatura tra i due organismi avviene mediante una galleria vetrata , una sorta di endo-nartece di transizione, che permette la percezione della parete esterna della chiesa storica e il riconoscimento della struttura della nuova “tenda”.
L’opera ha vinto la terza edizione del Premio d’Architettura in Alto Adige, nel 2004.
03/10/2013
La nuova aula liturgica adotta un impianto longitudinale, ma molto disteso lateralmente, concentrato verso un ampio presbiterio su cui si dispongono i poli liturgici.
Sullo spazio asimmetrico della pedana lignea presbiteriale, rialzata di due gradini dopo attente valutazioni sulla visibilità da parte dell’assemblea (disposta su un piano leggermente inclinato), assume un ruolo centralizzante il blocco ligneo cubico dell’altare, affiancato da tre monumentali candelieri a terra. A sinistra, la pedana dell’ambone, diagonalmente proiettata verso il centro geometrico dell’assemblea; alle spalle, la sede del presidente; una lunga panca per i ministranti segue il perimetro absidale (pur distaccandosi dalla parete di fondo, inclinata), terminando con la credenza, progettata in modo integrato con la panca e con il resto dell’allestimento, e con il supporto per la croce processionale. Un sistema di rampe consente la piena accessibilità della pedana.
L’assemblea è disposta su lunghe panche , separate solo da un ampio corridoio centrale cruciforme; di fronte all’ingresso della sacrestia è stato lasciato uno spazio di rispetto per l’ingresso processionale in occasione delle funzioni solenni, definendo così anche un disegno convergente delle panche verso l’altare. La disposizione “evita la statica visione frontale a favore di uno sguardo in diagonale che, come per effetto di gravità, va a riposare verso sinistra, attratto dalle canne dell’organo, dalla grande croce sospesa, dall’altare minimalista” (Rocca 2008, p. 28).
Nell’ambito del progetto architettonico è stato previsto un ruolo importante per il coro e per un nuovo organo a canne, con prestazioni anche concertistiche, acquistato con contributi bancari e pubblici. Abbandonata una prima ipotesi con coro su tribuna (al di sopra della sacrestia), la comunità e i progettisti hanno optato per una soluzione più unitaria: lo spazio per coro e organo è disposto a sinistra del presbiterio, in un vano schermato da una griglia lignea  che prosegue idealmente il volume interno della chiesa, ma che consente la dilatazione sonora e luministica dello spazio. Per consentire una disposizione ottimale, i posti per la corale posso untilizzare una pedana elevatrice mobile, che può articolarsi su più livelli nelle occasioni importanti, e che normalmente può restare invece su un unico piano. Alle spalle del coro si trova l’unica ampia vetrata perimetrale della nuova aula, traslucida.
 
La chiesa storica è destinata a diventare spazio liturgico “specializzato” per i sacramenti del battesimo e della penitenza. E’ stato previsto e predisposto un ampio fonte battesimale, nel cuore della navata, a fianco del pulpito ottocentesco (che potrebbe assolvere alla funzione di ambone del battistero), ma l’opera deve ancora essere realizzata (è visibile l`area destinatavi, con pavimentazione provvisoria in legno). Sotto la cantoria è ancora conservato il tabernacolo storico per gli oli. Per quanto attiene lo spazio penitenziale, sono per ora utilizzati i due confessionali neogotici  accostati alle pareti laterali, in attesa di definire meglio uno spazio specifico, probabilmente sotto la cantoria; una prima ipotesi progettuale prevedeva l’utilizzo della sacrestia antica (di fianco al campanile romanico) come spazio penitenziale.
 
La cappella feriale è ospitata nell’abside della chiesa storica (già navata della fase gotica), ad ul livello rialzato di alcuni decimetri rispetto all’aula; assolve sia funzione di cappella eucaristica con il tabernacolo, sia funzione di santuario mariano per la Pietà di Pietralba. L’altare maggiore ottocentesco è stato spostato contro il perimetro absidale, ricavando spazio per un’assemblea compatta di alcune decine di persone; nel corso dei restauri è stata riaperta una porta laterale storica, di cui nel tempo si era persa memoria, e che consente ora un accesso diretto alla cappella. Per rendere adatta alla celebrazione la cappella, è stato proposto un adeguamento liturgico anche di tale parte della chiesa, nonostante le ristrette dimensioni, soprattutto in larghezza; la soluzione realizzata, coraggiosamente, pone la mensa dell’Eucaristia e la mensa della Parola su posizioni asimmetriche rispetto all’asse longitudinale dell’edificio, ottenendo l’esito di sottolineare il ruolo di entrambe le mense (pur sottolineando la centralità spaziale dell’altare) e di evitare la sovrapposizione di segni assiali con il già monumentale altare storico. Il nuovo altare della cappella feriale riprende la tradizione paleocristiana e bizantina della mensa su colonnine marmoree (dodici, di cui una reclinata), mentre l’ambone, pur nella ristrettezza degli spazi, si protende verso l’assemblea, disposta in banchi centrali (privi di corridoio assiale, e quindi accessibili dai lati). Nuove vetrate schermano le aperture absidali.
09/10/2013
La nuova aula è focalizzata sulla croce gloriosa dorata, sospesa sopra la mensa. L’altare, l’ambone e la sede sono in legno, come la foderatura dell’intero spazio interno, e sono modellati con la medesima logica dinamica, inserita nell’insieme architettonico dai due artisti Manfred Alois Mayr e Carmen Müller. La prima pietra è una lastra metallica che indica i santi patroni della parrocchia: il Tau di Sant’Antonio Abate e le tre sfere auree di San Nicola di Myra.
La chiesa storica, completamente restaurata dopo il completamento della nuova aula liturgica, conserva sostanzialmente intatto l’apparato iconografico e devozionale: sui due altari a fianco dell’abside la Vergine del Rosario e il Sacro Cuore, il Crocifisso con Maria e Giovanni sull’arco trionfale, la Via Crucis lungo le pareti perimetrali, le immagini di Sant’Anna, San Francesco d’Assisi, San Luigi Gonzaga, San Michele e San Giuseppe sui sostegni laterali; sulla volta, Dio Padre e il re Davide. La tela con i due santi patroni della parrocchia, già sull’altare maggiore, è ora collocata sulla parete laterale dell’abside.
09/10/2013
Il nuovo spazio liturgico è fortemente coeso, grazie alla dialettica tra l’omogeneità dei materiali di rivestimento (tavole di acero, in parte fonoassorbenti) e la pluralità delle sorgenti luminose naturali (con diversi trattamenti delle superfici vetrate). Uno spazio “omogeneo come la cassa armonica di uno strumento musicale” (Rocca 2008, p. 28). La luce penetra infatti da un lucernario lineare posto sopra la pedana absidale , dalla parete traslucida dietro lo schermo del coro e dalla galleria vetrata di separazione dalla chiesa storica, un prisma trasparente “a mo’ di ammortizzatore, o respingente” (Vogliazzo 2005). L’illuminazione artificiale è integrata nel soffitto ligneo. Il riscaldamento è a pavimento radiante.
“L’uniformità e il tono amabile (milde) del colore del legno, la luce diffusa, la luce del sole che penetra lateralmente nella zona dell’altare, le proporzioni dell’ambiente e l’acustica contribuiscono a creare nella parte ampliata un’atmosfera di raccoglimento nella quale la comunità dei fedeli di Laives si riunisce attorno alla croce e all’altare per celebrare l’Eucaristia” (Höller & Klotzner 2004, p. 30).
09/10/2013
Il complesso parrocchiale esprime la tensione tra unitarietà e aggiornamento. La nuova aula si propone come ulteriore e organico progetto di ampliamento dell’edificio e della comunità: come nell’arco di almeno nove secoli la chiesa parrocchiale ha saputo conservare la propria memoria storica pur aumentando gli spazi celebrativi, così la nuova aula cerca di rispondere funzionalmente a esigenze liturgiche specifiche, riformulando il rapporto con le preesistenze con logica unitaria ma con linguaggi architettonici alternativi, entrambi fortemente radicati nella storicità dei diversi momenti costruttivi del complesso. Uno dei nodi concettuali del progetto era la conservazione non solo materiale, ma simbolica, della chiesa storica: “non doveva venir costruita una seconda chiesa”, ma la nuova aula “doveva rimanere in secondo piano rispetto alla vecchia casa di Dio” (Höller & Klotzner 2004, p. 28).
09/10/2013
Come sopra accennato, la nuova aula liturgica fa parte di un ampio progetto di “ricentramento” del borgo di Laives, ridisegnato nei suoi spazi centrali a partire dal concorso di idee del 1994. La chiesa ha un piccolo sagrato anteriore  (focalizzato dall’acero ultracentenario, di fronte all’ingresso principale storico), e un sagrato laterale  con due filari di alberi, che ben si presta al redirezionamento della chiesa sul suo asse trasversale sud-nord. Oltre il viale  si trova il nuovo municipio della città, articolato a “L” su una sorta di “sagrato civile”: la concatenazione dei due spazi definisce un centro diversificato per significati e funzioni, ma coeso dal punto di vista fruitivo e spaziale. Oltre il municipio, in corrispondenza dell’abside storico, si trova la casa canonica della parrocchia. Alle spalle della chiesa si sviluppa il cimitero storico , non più utilizzato per nuove inumazioni, che definisce una zona di rispetto della chiesa nei confronti dello sviluppo dell’edificato. Il lato sud della chiesa neogotica e il campanile romanico continuano a segnare lo skyline del paese, mentre la “tenda” metallica della nuova aula (in lastre di Tombak, lega di rame e alluminio, di 5 mm di spessore) si inserisce discretamente nel paesaggio, definendo il limite est del sagrato e del parcheggio della chiesa. Il rivestimento a lastre metalliche del volume nitido è certamente un gesto dirompente nei confronti delle tradizioni costruttive locali, ma non si impone sul paesaggio circostante in modo inopportuno: “un blocco così consistente, potenzialmente aggressivo, non impedisce invece di risolvere con gran garbo l’incontro con le vecchie murature” (Vogliazzo 2005).
09/10/2013
La nuova aula liturgica, a quasi dieci anni dal suo completamento, non presenta alcuna modifica alla filosofia di impianto radicalmente purista e alla scelta aniconica. I materiali scelti sono esigenti dal punto di vista manutentivo, ma hanno retto all’uso quotidiano. Completata l’aula, è proseguito il restauro della chiesa storica, ora completato, ma restano da realizzare il fonte battesimale previsto e una nuova penitenzieria, in sostituzione dei confessionali ottocenteschi; in attesa del nuovo fonte permanente, resta in utilizzo un catino mobile, posto presso l’area presbiteriale dell’aula liturgica festiva. L’utilizzo dell’abside storica come cappella feriale ed eucaristica ha determinato la necessità dell`adeguamento liturgico anche di tale spazio sopra descritto, realizzato dal medesimo staff di architetti e artisti, pur se con materiali e linguaggi diversi. Nell’aula festiva, dal punto di vista pratico, la scelta suggestiva (e in favore della massima capienza possibile) di utilizzare lunghe panche presenta alcune difficoltà di assimilazione da parte della comunità (che intuitivamente utilizza solo le parti estreme, generando un’assemblea frammentata e periferica) e di manutenzione (difficile mobilità delle panche, soprattutto in occasione della sostituzione delle lampade a soffitto). Anche la schermatura del coro ha determinato alcune criticità funzionali, non garantendo un’ottimale integrazione partecipativa delle diverse parti dell’assemblea.
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