Il complesso parrocchiale si propone come centro ordinatore di un ampio quartiere periferico e anonimo nei suoi caratteri edilizi. Il volume cilindrico dell’aula, affiancato dalla mole visiva del campanile, si staglia come
elemento polarizzatore. Non si tratta tuttavia di un oggetto stereometrico, isolato, monolitico: al contrario, le
opere parrocchiali sono “irraggiate” dal volume liturgico centrale, ma al tempo stesso lo
abbracciano , lo proteggono, fanno da filtro tra la vita ordinaria e la vita ecclesiale.
Attorno al cilindro si articola quindi una
complessa pianta , definita esternamente da un
perimetro segmentato, che “separa e accoglie […] le provenienze esterne, per poi introdurle nell’interno claustrale del complesso” (Culotta 2001).
Il complesso parrocchiale è dotato di accessi su tutti i lati del suo frastagliato perimetro, a testimoniare come la comunità si proponga di essere al tempo stesso permeabile ma protettiva, accogliente ma riservata. “Il fatto che l’aula sia interna all’isolato è in questo senso una metafora dell’odierno appartarsi del sacro, segno del suo farsi segreto, suprema ricerca spirituale da consumarsi in una condizione separata e protetta.” (Purini 2002, p. 23). Oltre al concetto di appartarsi del sacro, è anche riconoscibile una poetica del ritiro di Dio, richiamata dagli scritti di Giovanni Ascarelli (2005): nella teologia rabbinica di Rabbi Luria (1554-1572) il primo atto del Creatore non è rivelarsi, ma ritirarsi, e di quel vuoto primordiale resta pienezza nella luce divina, oltre alla “possibilità” del mondo di raccogliersi in assemblea.
La
pelle osmotica della parrocchia si apre
verso nord , dove il portico crea un
cuneo di raccordo tra
esterno e interno. Il portico si sviluppa sul margine dell’isolato, genera il lato retto esterno del
sagrato , il cui
fronte interno è invece formato dal cilindro dell’aula. Penetrati oltre la membrana esterna, si entra quindi in una sequenza complessa di
spazi riservati e protettivi, frammentati a scale intime, domestiche, ma tutti polarizzati dalla
forza di gravità del volume dell’aula: “le tracce circolari che percorrono la pavimentazione propongono un cambiamento radicale nella misura dello spazio e quindi anche del passo di chi vi incede: l’involucro esterno, definito da linee rette e angoli, si trasforma in movimento circolare” (Servadio 2007, p. 32).
Dal sagrato parte l’asse rettore nord-sud del complesso, che collega lo spazio liturgico esterno all’aula, il battistero, l’accesso ai campi sportivi dell’oratorio e il chiostrino delle opere pastorali e sociali, fino alla porta sud della parrocchia.
Verso ovest sono disposti gli spazi aperti dei
campi sportivi dell’oratorio, progettati contestualmente al resto del complesso, e la cui tribuna diventa scalinata di accesso alle
opere parrocchiali .
Verso sud la parrocchia presenta
un varco di taglio austero nella
parete lapidea , che prelude al passaggio verso un
giardino protetto, un
hortus conclusus-uliveto che si offre come spazio vegetale di ombra sotto la mole del
cilindro del’aula.
Alzando lo sguardo, si vedono “angolosi setti di opaca materialità che emergono sulla cuspide della torre e lungo il tamburo ellittico della chiesa, come segnali che con misurata energia indicano il cielo e recuperano la dimensione verticale in forma di astratto accenno simbolico” (Servadio 2007, p. 30).