Il complesso parrocchiale si relaziona al sito con una duplice chiave di lettura: è infatti pensato per rapportarsi sia con la natura del
sito lavico , alle immediate
falde dell’Etna , sia con la dispersione degli spazi urbani circostanti. Vuole dunque essere
elemento ordinatore sia a scala edilizia, sia a
scala paesaggistica . Il volume cilindrico dell’aula, coronato dalla sequenza di astratte
aperture nella facciata “a vento” perimetrale, e il disegno cuspidato del
campanile si offrono come
iconemi di una nuova identità, ma dialogano con le complesse trame delle opere parrocchiali raccolte ai loro piedi. Il nitido affermarsi del complesso assume un carattere monumentale rispetto al contesto: “la progettazione di Transit Design si muove infatti verso una espressione
istituzionale dei propri contenuti, alla ricerca di una trattazione dei temi che trasformi i principi funzionali e formali del progetto in enunciati per più di un verso
ufficiali” (Purini 2002, p. 21).
Il rapporto tra il quartiere e il complesso parrocchiale è garantito da un “
sistema orizzontale di filtro, articolato e composito, costituito dal muro-portico perimetrale” (relazione di progetto ottobre 1996), che si apre e si richiude con il ritmo descritto nel paragrafo precedente. L’accesso da nord avviene in discesa, tramite un’
ampia scalinata che “cola” dalle falde etnee verso il sagrato esterno triangolare, che si incunea verso l’aula; l’accesso da sud è un taglio netto che si apre verso una “promessa” di domesticità accogliente. Il fronte orientale si affaccia, per ora, su un'
incolta distesa lavica – destinata dal progetto a diventare viale urbano – verso cui si aprono il portico del sagrato e i “giardini segreti” tra le cappelle perimetrali e la sacrestia. Il lato orientale è quello destinato a
spazi di gioco ma, lungi dall’essere spazio meramente funzionale, si raccorda con disegno forte e consapevole al resto del complesso parrocchiale.
In sintesi, secondo Franco Purini (2002, p. 23) “il carattere urbano di questa architettura è ottenuto tramite l’adozione di morfemi elementari quali la piazza, il portico, la corte, il muro, vocaboli essenziali e fondanti del linguaggio architettonico che hanno consentito di pervenire a una composizione della qualità tipologica esatta ed intensa”.