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Le radici delle Cattedrali

Roland Bechmann

» Leggi l'intervista al prof. Carlo Ratti
"Collaborazione: la chiave di volta"

 
28/05/2013
28/05/2013
28/05/2013
28/05/2013
28/05/2013
 
 

28/05/2013
Titolo: “Le radici delle Cattedrali”
Autore: Roland Bechmann
Editore: Oscar Mondadori (1989) (è pubblicato ora da Arkeios e in precedenza da Marietti)
Numero pagine: 320
Prezzo: 24,50 euro
 
28/05/2013
Il passaggio dall'architettura romanica a quella gotica tra XI e XIII secolo in Francia, considerato sullo sfondo delle trasformazioni socio-economiche e tecnologiche. Si esamina la relazione tra costruzione delle chiese, tecnologia del tempo ed economia specifica dei luoghi. Ne emerge un quadro complesso di come la chiesa edificio nel medio evo fosse l'elemento cruciale della vita sociale, nonché la sua espressione più avanzata.
28/05/2013
Laureatosi in geografia e storia (nel '39 a Parigi con Ernst Bloch), prima di studiare architettura (laurea nel '44), Roland Bechmann (nato nel 1919), sia come storico del medio evo, sia come progettista, ha sempre evitato di seguire le tendenze che motivano l'approccio progettuale dei suoi colleghi nel campo delle costruzioni. È autore di numerose architetture pubbliche e private in Francia e in Africa occidentale. Fin dagli anni '50 ha impostato la propria opera, sia pratica, sia teorica, sul rapporto equilibrato con l'ambiente: è un convinto ecologo “ante litteram”. Ha scritto diverse opere su Villard de Honnecourt e sull'architettura gotica. Dal 1964 al 1999 ha animato l'associazione “Aménagement et nature” e dal '66 ha diretto la rivista omonima, la prima sull'ecologia uscita in Francia.
 
28/05/2013
«Un essere vivente, una collettività, una civiltà, non possono essere dissociati dall'ambiente dove si trovano, al quale si rapportano con mille legami e verso il quale esercitano un'influenza modificatrice: allo stesso modo uno stile di costruzione è intimamente legato all'ambiente naturale, sociale, tecnologico ed economico in cui nasce e si sviluppa...
Grandi possibilità, materiali diversi e abbondanti, una manodopera qualificata e numerosa, una strumentazione considerevole e perfezionata, darebbero vita, da sole a un'architettura caratteristica e interessante, a uno stile? Non lo credo, e ne dà testimonianza la nostra epoca. Solo quando le difficoltà sono numerose e rendono necessaria l'ingegnosità, quando bisogna superare problemi di ogni tipo, ma anche quando un entusiasmo, una fede, una mistica spingono a esprimersi, creare, costruire, emerge una vera e propria architettura, espressione di un ambiente, di un momento storico, e di un popolo».
28/05/2013
La prima parte del volume è dedicata a descrivere alcune caratteristiche importanti del territorio francese nell'epoca presa in considerazione (XI-XIV secc.). Una fase critica in cui l'evoluzione dell'architettura, secondo l'Autore, esprime una più generale trasformazione sociale. Che è raccontata partendo dalla condizione delle foreste, ritenute luogo fondante della vita nel medioevo: perché ancora vi si praticava la caccia e raccolta e ancora erano usate come ambienti nei quali lasciare a pasteggiare il bestiame. Il progressivo affermarsi dell'agricoltura tecnologizzata attraverso l'uso degli aratri a ruote e dei nuovi sistemi di traino che consentivano agli animali da tiro di esercitare tutta la loro potenza per muovere vomeri profondi, ha consentito di aumentare la produttività dei terreni. In questo lungo processo gli insediamenti monastici ebbero un ruolo fondamentale nel favorire il progresso tecnologico diffuso e il suo trasferimento a una popolazione che altrimenti non sarebbe stata capace di acquisirlo. Questo, insieme con l'affermarsi del sistema delle “franchigie”, ovvero di un maggiore grado di libertà garantito al popolo dal re, che desiderava in questo modo affermare il proprio potere al di sopra dei feudatari locali, ha portato a un grado superiore di inurbamento. Questo è andato di pari passo con la crescita della tecnologia e dei commerci.
 
Le cattedrali sono divenute il luogo-simbolo delle nuove aggregazioni urbane, della loro maggiore ricchezza e della maggiore libertà del popolo.
Lo stile gotico ambisce alla grandiosità come affermazione di tali nuove condizioni. E si sviluppa nella ricerca della maggiore luminosità degli interni per il parallelo affermarsi di una serie di altre condizioni, tra le quali vi sono le tecniche vetrarie che consentono di produrre cristalli di grandi superfici. Ma anche altre condizioni oggettive che rappresentano piuttosto dei “limiti”, per superare i quali i costruttori mettono in campo tutto il loro ingegno.
Tali limiti riguardano i materiali: se gli edifici erano prevalentemente in legno, almeno nelle loro strutture di copertura, l'estendersi dell'agricoltura che porta alla riduzione delle foreste o al loro spostamento, riduce la disponibilità di tronchi di dimensioni tali da permettere la realizzazione di coperture di grandi dimensioni. Questo è uno dei fattori che favorisce l'uso della pietra per le costruzioni. Anche la realizzazione di strade, volute dalla monarchia francese, contribuisce a questo: sulle strade infatti la pietra può essere trasportata facilmente dai luoghi di estrazione ai luoghi di utilizzo.
 
Ma a sua volta l'uso della pietra per fini edificatori comporta di studiare strutture adeguate, che siano capaci di raccogliere la luce solare anche nelle stagioni più buie – che nelle regioni nordiche comportano periodi di oscurità di maggiore durata rispetto a quanto avviene nelle regioni meridionali.
Realizzare arcate a sesto acuto, la cui particolarità è di permettere di scaricare la parte maggiore della spinta in senso verticale, riducendo al minimo la componente orizzontale, risponde a tale stato di necessità: diventeranno la “cifra” del gotico. A differenza di quanto avveniva nelle costruzioni di tipo romanico, caratterizzate da archi a tutto sesto, dove la componente verticale e orizzontale delle spinte è di importanza pari.
 
Dato il costo della pietra, crescente in proporzione alla distanza dei trasporti, i costruttori cercano di ridurne l'uso: questo porta allo sviluppo delle tecniche di standardizzazione degli elementi e alla loro preparazione in serie nella cava stessa, così da trasportare solo gli elementi che sarebbero serviti per l'edificazione. Di qui anche lo sviluppo di tecniche atte a preparare conci di forme e dimensioni assai precisi, ridotti al minimo così da favorire l'economia generale della costruzione: queste condizioni economiche si riflettono anche nelle strutture: il cui peso infatti è ridotto al minimo. Questo a sua volta coincide col desiderio di minimizzare le strutture in pietra, opache, e di aumentare le pareti vetrate, trasparenti.
È l'assieme di queste condizioni che porta alle costruzioni gotiche, caratterizzate da leggerezza, altezza delle aperture, precisione costruttiva.
 
«Se dovessimo oggi costruire le cattedrali dei gotici... non avremmo il coraggio di farlo – scrive Bechmann – è estremamente probabile che si arriverebbe alla conclusione che queste cattedrali non dovrebbero stare in piedi, almeno secondo le norme abituali e secondo i coefficienti di sicurezza che applichiamo». Tuttavia queste cattedrali da oltre cinque secoli sopravvivono all'ingiuria del tempo, alle guerre, ai bombardamenti.
 
Nella seconda parte del volume l'Autore analizza sistematicamente le tecniche e gli strumenti necessari all'edificazione in epoca gotica. Servendosi del paragone con una scala a compasso, che tanto è più alta quanto più chiuso è il “compasso” affronta in modo didascalico la spiegazione del sistema strutturale sviluppato dai costruttori dell'epoca. E spiega la statica delle guglie e degli archi rampanti.
 
28/05/2013
Un volume complesso perché in poco più di trecento pagine riassume argomenti di carattere storico, economico, sociale e strutturale. D'altro canto nel fare questo introduce il lettore alla comprensione dell'architettura non come fatto “in sé”, bensì come espressione di un'epoca, con tutte le sue peculiarità sociali e tecnologiche. Il lettore è portato ad avvicinarsi ai problemi strutturali e ai vincoli tra questi e la forma dell'edificio, attraverso spiegazioni geometriche che riguardano le tecniche costruttive. E osservandole in esempi concreti di cattedrali costruite: in tal modo ci si addentra nel “linguaggio” dell'architettura “in corpore vivo”, rifuggendo dall'astrazione dei formalismi in cui il dibattito contemporaneo spesso ricade.
L'epoca a cui Bechmann si riferisce non conosceva la distinzione tra ingegneri, architetti, capocantieri: la teoria costruttiva non era staccata dalla prassi. E questo è un argomento sul quale l'Autore appunta la sua polemica, ritenendo che nel mondo contemporaneo la specializzazione puramente intellettuale impoverisca la capacità creativa dei progettisti.
È un libro che consente a chiunque di avvicinare l'architettura, a cominciare a comprendere le tecniche costruttive, ad acquisire un linguaggio specialistico, a ragionare sulla complessità di quel fenomeno ineguagliabile che sono le cattedrali gotiche, tra le massime espressioni dell'Europa cristiana. Alcuni passi che riflettono pregiudizi superficiali sulla Chiesa non inficiano l'importanza dell'opera, che è di carattere storico-tecnologico.
Strutture e problemi statici esaminati nelle costruzioni medievali; la gestione dei cantieri; i rapporti tra forma e costruzione, si analizzano con facilità grazie al distacco dell'epoca passata, e aiutano a comprendere meglio gli edifici contemporanei.
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