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Una citazione
«Nella Trinità di  Severini il volto dei tre personaggi assume l‘ideale iconografia del volto di Cristo, che è “l‘espressione vivente del sacro”, anche perché... l‘antropomorfismo nell‘iconografia sacra corrisponde a un‘esigenza originaria della pittura, che non può rivolgersi solo all‘intelletto, ma deve esplicitare tutte le potenzialità della visione rendendo visibile lo splendore e l‘espressione dell‘invisibile. Ed è proprio, secondo Maritain, la nozione di persona e personalità umana (umana e divina) racchiusa nella formula dogmatica della Trinità, il principio teologico che offrendosi all‘intuizione dell‘artista dei primi secoli cristiani gli permette di arrivare a un realismo trascendente. Tale ricerca di autenticità è, per Maritain come per Severini, la nuova condizione di rinascita che ricompone la sintesi fra umano e divino, tra fede e ragione, tra arte e scienza. La critica, che solo a partire dagli anni Ottanta ha iniziato a far luce sulla pittura di Severini fra le due guerre... uscendo, almeno in parte, dal pregiudizio che l‘aveva confinata nel dimenticatoio, ha comunque soltanto sfiorato la portata culturale ed energetica che scaturisce dalla frequentazione di Severini con i Maritain e il mondo che li circonda». (Dal testo di Cecilia De Carli “Dal platonismo pitagorico al neo-tomismo maritainiano...” pag. 69).
 
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 01-FEB-16
 

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